La Procura di Crotone ha chiesto la condanna a 2 anni per il vicepresidente della Giunta regionale della Calabria Filippo Maria Pietropaolo, accusato di concorso in ricettazione di reperto archeologico.
Pietropaolo è imputato insieme ad altre persone nel processo di primo grado scaturito dall’inchiesta “Tempio di Hera“, risalente al 2017, relativa ad una presunta associazione a delinquere dedita al saccheggio di reperti nell’area archeologica di Capocolonna e in altri siti tra Crotone e Isola Capo Rizzuto.
L’episodio contestato al vicepresidente è avvenuto nel 2014, quando lo stesso ricopriva la carica di consigliere delegato presso una grande azienda nel catanzarese.
Avrebbe favorito l’assunzione del figlio di un professore crotonese di greco e latino in pensione, capo della presunta organizzazione a delinquere che per “sdebitarsi” avrebbe portato in dono a Pietropaolo un’antica moneta bruzia recuperata illegalmente in qualche scavo clandestino.
Sulle richieste avanzate dalla Procura si pronuncerà il Tribunale di Crotone.
“La vicenda che coinvolge il dottor Filippo Pietropaolo, per il quale la Procura di Crotone ha formulato una richiesta di rinvio a giudizio nell’ambito del procedimento scaturito dall’inchiesta ‘Tempio di Hera’, potrà essere agevolmente chiarita nella prossima udienza del 23 ottobre, quando avrò la possibilità di provare al Tribunale l’assoluta estraneità del mio assistito a qualsivoglia ipotesi di concorso in ricettazione, ribadendo la richiesta del suo pieno proscioglimento“.
E’ quanto afferma, in una nota, l’avvocato Francesco Laratta, difensore del vice presidente della Regione Calabria Filippo Pietropaolo.
“Anche al fine di evitare il sollevarsi di inutili polveroni – aggiunge il legale – è il caso di chiarire i fatti che hanno portato al coinvolgimento del dottor Pietropaolo e che emergono nella loro semplicità dagli atti processuali. Dieci anni addietro, nel 2014, quando ancora non rivestiva alcun incarico politico, l’imprenditore Pietropaolo ha infatti ricevuto in dono una moneta dal prof. Attianese, in segno di riconoscenza per alcune cortesie di natura personale. Il prof. Attianese, ora deceduto, è sempre stato considerato una persona perbene, universalmente stimata e rispettata, tanto da essere nominato consulente della stessa Procura di Crotone, e il suo coinvolgimento nell’inchiesta emerge tre anni più tardi da quell’episodio.
E’ importante ribadire che abbiamo prodotto al Tribunale i documenti che attestano la regolarità della provenienza di quella moneta, acquistata nel corso di un’asta, e del suo pagamento. Documenti presenti in atti che fanno venir meno il presupposto stesso del reato di ricettazione“.