Francesco Gregorio Quattrone, imprenditore di 66 anni, questa mattina è salito in segno di protesta su una gru del cantiere del nuovo palazzo di Giustizia in costruzione davanti al Centro direzionale di Reggio Calabria (Cedir), sede degli uffici giudiziari reggini.
Dopo qualche ora, l’uomo è sceso ponendo fine alla sua contestazione.
Quattrone, già proprietario del locale “Arca di Joli“, prosciolto nel processo “Olimpia”, nel 2012, era finito al centro dell’inchiesta “Entourage” condotta della Direzione investigativa Antimafia che gli ha sequestrato beni per circa 20 milioni di euro.
Pur essendo stato assolto nel relativo processo, al termine del procedimento parallelo, slegato da quello penale, istruito davanti alla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, i beni dell’imprenditore sono stati confiscati.
Già a fine 2022, il 66enne si era incatenato davanti agli uffici giudiziari ed era riuscito anche a farsi ricevere dal procuratore Giovanni Bombardieri.
Oggi l’ennesima manifestazione in segno di protesta contro il provvedimento di confisca dei suoi beni, accompagnata da un video messaggio pubblicato sulla sua pagina Facebook, in cui dichiara “Io sono Quattrone Francesco Gregorio l’imprenditore derubato da questa ingiustizia italiana. Oggi è il 4 settembre 2023 e io, come avevo anticipato giorni addietro, sono qui, a circa 20 metri a rischiare la mia vita. Ne vale la pena.
Sono qui a farmi notare perché stamattina vorrei parlare con qualcuno di Mediaset e non con i giudici. Soprattutto quelli che hanno approvato la mia ingiustizia fino a oggi.
Io starò qua, rischierò quello che rischierò perché, per me, per i miei sacrifici per quelli dei miei genitori, dei miei figli e di mia moglie, ne vale la pena.
Io non chiedo niente se non un po’ di voce e di visualizzazioni sui media“.