I finanzieri della Tenenza di Montegiordano nell’ambito di un’operazione contro il caporalato e l’immigrazione clandestina hanno denunciato complessivamente 18 persone: tra loro 11 caporali proprietari di 3 aziende site in Basilicata e 7 lavoratori stranieri non in regola. Durante un’attività di controllo nell’area urbana di Roseto Capo Spulico, nel cosentino, hanno identificato 56 migranti reclutati in violazione dei contratti di lavoro e privi di permesso di soggiorno tra pachistani, nigeriani, bulgari e romeni, trovati all’interno di sette furgoni: erano stipati in condizioni degradanti, qualcuno anche nel vano portabagagli. I braccianti sono stati accompagnati negli uffici della Tenenza per essere identificati ed escussi a sommarie informazioni, anche con l’ausilio di interpreti. Sulla base delle dichiarazioni fornite e della documentazione rinvenuta a bordo dei mezzi, è emerso che gli stessi erano stati reclutati in violazione dei contratti nazionali e provinciali del comparto agricoltura ed impiegati presso le agricole percependo paghe nettamente inferiori a quanto stabilito dalle norme contrattuali. TWEET DI NICOLA MORRA “Salvati 56 esseri umani, stranieri -e chi non lega immigrazione a sfruttamento del lavoro è miope- trattati da schiavi, per il profitto di pochi”. Così il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra commenta con un tweet l’ operazione della Guardia di finanza e della procura di Castrovillari contro il caporalato. Dopo aver accertato l’identità di tutti i braccianti fermati, è emerso che sette di loro erano in possesso di permesso di soggiorno scaduto e privi di richiesta di rinnovo. Sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Castrovillari, diretta dal Procuratore Eugenio Facciolla, 11 “caporali” (tra cui i tre titolari delle aziende lucane) in concorso tra loro, per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro per il quale rischiano la reclusione da uno a sei anni e la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. Sette i braccianti irregolari segnalati alla Procura della Repubblica per violazioni al testo unico sull’immigrazione.