La Cassazione ha confermato l’assoluzione dell’attuale senatore di Forza Italia Mario Occhiuto, imputato in qualità di ex sindaco di Cosenza con l’accusa di peculato per alcuni rimborsi per missioni istituzionali svoltesi tra il 2013 e il 2017.
La Suprema Corte ha giudicato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura generale contro la sentenza di assoluzione della Corte d’appello di Catanzaro.
Il giudice per l’udienza preliminare di Cosenza, Claudia Pingitore, all’esito del giudizio abbreviato, aveva assolto Mario Occhiuto – difeso dall’avvocato Nicola Carratelli – con la formula “perché il fatto non costituisce reato” per i capi d’imputazione relativi all’accusa di aver ricevuto fondi indebitamente grazie anche alla falsificazione dei documenti da parte del capo della segreteria e con la formula “perché il fatto non sussiste” per i capi di imputazione riguardanti rimborsi basati su documentazione incompleta o irregolare.
La Procura generale di Catanzaro presentò ricorso e già la Corte d’appello aveva rigettato l’istanza.
La sesta sezione penale della Cassazione ha giudicato inammissibile il ricorso perché ”il reato di peculato – è scritto nella sentenza – consiste nell’appropriazione del denaro di cui il pubblico ufficiale abbia la disponibilità per motivi di ufficio e non nella irregolarità della tenuta della documentazione contabile inerente alla gestione dello stesso”.