Oltre 600 carabinieri di Milano e Varese sono impiegati sull’intero territorio nazionale in una maxi operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia che ha portato all’esecuzione di 11 ordinanze di custodia in carcere, alla notifica dell’avviso di conclusione indagini nei confronti di 153 indagati, a 60 perquisizioni e a sequestri di beni per un valore complessivo di oltre 225 milioni di euro.
I soggetti coinvolti sono accusati di far parte di quello che gli inquirenti definiscono “sistema mafioso lombardo” un contesto criminale attivo prevalentemente in Lombardia legato alle organizzazioni di stampo mafioso cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra che “gestisce risorse finanziare, relazionali ed operative, attraverso un vincolo stabile tra loro caratterizzato dalla gestione ed ottimizzazione dei rilevanti profitti derivanti da sofisticate operazioni finanziarie realizzate mettendo in comune società , capitali e liquidità “.
L‘alleanza, secondo le indagini, avrebbe avuto come “scopo” la commissione di una sfilza di “gravi” reati, tra cui la scomparsa per “lupara bianca” di Gaetano Cantarella, il 3 febbraio 2020, rapine, truffe, riciclaggio, intestazioni fittizie, false fatturazioni, cessioni di falsi crediti d’imposta, estorsioni, recupero crediti, traffico di droga, acquisto e detenzione di armi, “cassa comune” per i detenuti, contatti con la politica e i colletti bianchi, manovre finanziarie con società intestate a prestanome alcune pure con sede a Londra e nel Delaware. Nelle società – 54 quelle elencate – secondo le indagini, erano presenti nelle compagini i vari esponenti delle tre mafie, con cui, poi, si sarebbero infiltrati nei settori della logistica, edile, sanitario anche per forniture legate all’emergenza Covid o per servizi di ambulanza per trasporto dializzati, nell’e-commerce, nella ristorazione, nel noleggio auto, nella gestione dei parcheggi aeroportuali, importazione di gasolio e materiali ferrosi.Â
Inoltre dalle imputazioni formulate dalla Dda di Milano e contenute nell’ordinanza di oltre 2mila pagine del gip di Milano Tommaso Perna emerge che il patto tra mafie avrebbe avuto anche lo scopo, tra i tanti, di mantenere contatti con esponenti del mondo politico, istituzionale, imprenditoriale, bancario, in modo da ottenerne favori, notizie riservate, erogazioni di finanziamenti, rete di relazioni e di condizionare il libero esercizio di voto.
Tra le decine di attività illecite che, secondo la Dda, il “sistema” di mafie avrebbe portato avanti, c’è anche l’acquisizione di appalti pubblici e privati, anche attraverso l’attivazione di canali istituzionali.
Nell’ultima relazione semestrale la Direzione investigativa antimafia aveva scritto, tra l’altro, che in Lombardia i “sodalizi mafiosi sarebbero “scesi a patti” per assicurare alle aziende affiliate una sorta di rotazione nell’assegnazione dei contratti pubblici, pilotando le offerte da presentare e contenendo anche le offerte al ribasso degli oneri connessi.
La operatività del sistema mafioso lombardo sarebbe stata decisa congiuntamente dalle tre componenti mafiose, ossia ‘ndrangheta, camorra e Cosa Nostra nel corso di 21 “summit” che si sarebbero svolti tra il marzo 2020 e il gennaio 2021, alcuni dei quali si sarebbero tenuti a Dairago, nel milanese, negli uffici della “Servizi integrati”, una delle aziende riconducibili alle mafie. Altri a Cinisello Balsamo, nel Milanese, anche nel marzo 2021, altri ancora ad Abbiategrasso, sempre in provincia di Milano. Gli incontri si sarebbero tenuti per parlare, a volte di “stupefacenti”, a volte di “superbonus 110%”.