Arrestato a Bruzzano Zeffirio, in provincia di Reggio Calabria, il latitante Cesare Antonio Cordì, 42enne esponente di spicco della ‘ndrangheta di Locri. Lo hanno scovato con una operazione messa a segno dai carabinieri delle Compagnie di Bianco e Locri, assieme allo squadrone eliportato “Cacciatori d’Aspromonte”. L’uomo è stato individuato grazie alla violazione delle norme emergenziali in atto per il contenimento del contagio da Coronavirus. Cordì, figlio di Antonio, attualmente in carcere, si era reso irreperibile in occasione dell’esecuzione dell’operazione “Riscatto” della Compagnia di Locri dello scorso agosto. E’ indagato per trasferimento fraudolento di valori, aggravato perché commesso al fine di agevolare l’associazione mafiosa. Lo hanno trovato in un’abitazione apparentemente disabitata che l’uomo probabilmente era costretto a lasciare in questi giorni di emergenza sanitaria, seppure con fugaci uscite, per andare a fare la spesa. Avuta la certezza della presenza di Cordì all’interno della casa i carabinieri sono intervenuti con un’azione fulminea che non ha consentito all’uomo di poter scappare. Sono in corso le indagini per ricostruire la rete che di persone che ha favorito la latitanza di Cordì. Gli investigatori sottolineano il profilo economico della figura di Cesare Antonio Cordì all’interno della cosca.