È stata rinviata al 12 maggio l’udienza preliminare a carico di quattro finanzieri e due militari della Guardia costiera in relazione al naufragio del barcone carico di migranti avvenuto la notte del 26 febbraio del 2023 a “Steccato” di Cutro ed in cui morirono 94 persone, 35 delle quali minori.
Il Gup di Crotone Elisa Marchetto ha preso atto del legittimo impedimento di due avvocati, Sergio Rotundo e Giuseppe Di Renzo, disponendo il rinvio.
Prima di aggiornare l’udienza c’è stata la presentazione della richiesta di costituzione di parte civile da parte di una settantina di familiari delle vittime. Hanno chiesto di costituirsi parte civile, inoltre, un gruppo di parlamentari capeggiati da Ilaria Cucchi, alcune Ong ed il Codacons.
Dopo quella fissata per il 12 maggio, sono state fissate altre udienze il 26 maggio ed il 9 giugno, giorno in cui ci dovrebbe essere la conclusione con la decisione del Gup.
Le ONG che hanno chiesto di costituirsi parte civile
Emergency, Louise Michel, Mediterranea Saving Humans, Sea-Watch, Sos Humanity e Sos Mediterranee sono pronte a costituirsi parte civile nel processo penale sul naufragio di Cutro.
“I ritardi nel lanciare operazioni di soccorso tempestive – secondo le organizzazioni – non sono un incidente, ma una calcolata negligenza. Le autorità italiane hanno sistematicamente ignorato il loro dovere di soccorso e la loro impunità deve finire. Non si deve più permettere che i responsabili, politici compresi, fuggano alla giustizia mentre le persone continuano ad annegare in mare. E’ stato ampiamente documentato come i ritardi nell’avvio di operazioni di soccorso abbiano portato a tante evitabili stragi. Pertanto, il giudizio non può fermarsi ai funzionari di grado inferiore e ogni decisione, anche quelle delle autorità superiori, deve essere presa in considerazione risalendo la catena di comando. Le ong intendono sostenere le famiglie delle vittime, fornire assistenza legale e garantire loro che sia fatta giustizia. Chiedono di porre immediatamente fine alla criminalizzazione delle persone in movimento e di ripristinare efficaci operazioni di soccorso. L’impegno a sostenere il diritto marittimo internazionale e i diritti umani deve essere alla base di tutte le decisioni politiche“.
Due scafisti hanno chiesto di costituirsi parte civile
Hasab Hussain e Khalid Arslan, entrambi pachistani, sono stati condannati il 10 dicembre scorso dal Tribunale di Crotone, rispettivamente, a 16 anni e ad 11 anni di reclusione per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in quanto avrebbero collaborato con i comandanti dell’imbarcazione affondata.
Per i due è stata disposta, invece, l’assoluzione dal reato di naufragio colposo.
“Sono persone offese come tutte le altre – ha detto l’avvocato Salvatore Perri, difensore dei due pachistani. Erano anche loro sulla barca nel mare in tempesta e chi è chiamato a fare i soccorsi deve intervenire per salvare tutti. Inoltre, sono stati assolti del reato di naufragio colposo perché, secondo quanto è emerso dal processo, non hanno mai avuto il potere di governare la barca“.