Il gip di Vibo Valentia ha deciso di non archiviare il caso della morte di un luogotenente della Guardia di finanza Antonio Cerra avvenuta l’11 maggio 2022 nella sua abitazione estiva di Pizzo, disponendo la prosecuzione delle indagini.
La vedova Francesca Rubbettino e i figli del sottufficiale si erano opposti alla richiesta di archiviazione.
I difensori Nunzio Raimondi e Manuela Costa sostengono che non c’è certezza sulla configurabilità del reato di istigazione al suicidio piuttosto che quello di omicidio così come sostengono ci siano alcune lacune investigative che, se colmate, avrebbero potuto condurre a ben altro esito del procedimento.
Rispetto all’atto di opposizione la Procura si è opposta alle richieste difensive e il 14 novembre 2024, il gip di Vibo Rossella Maiorana, si era riservata la decisione. Riserva che adesso è stata sciolta con l’accoglimento dell’opposizione e la disposizione di ulteriori indagini, anche tecniche, dirette a chiarire gli eventi che hanno condotto alla morte di Cerra.
Della prosecuzione delle indagini continuerà ad occuparsi la Procura della Repubblica di Vibo Valentia, con la raccomandazione del gip che il supplemento venga svolto da reparti della Guardia di finanza, diversi rispetto a quelli che l’hanno condotte fino ad ora.
Cerra aveva avuto un ruolo da protagonista nell’indagine ‘Petrolmafie’, inchiesta incentrata sui rapporti tra alcuni imprenditori vibonesi attivi nel settore del commercio di carburanti e cosche della ‘ndrangheta ed era, nel processo, uno dei testimoni principali dell’accusa rappresentata dalla Dda di Catanzaro. Qualche settimana prima della morte aveva deposto davanti al Tribunale a Vibo e la mattina del decesso era atteso in aula per il controesame.
Il sottufficiale 50enne, originario di Soveria Mannelli, nel catanzarese, era stato trovato senza vita nella propria abitazione ucciso da un colpo di pistola alla testa sparato dalla sua pistola d’ordinanza ed era stato ipotizzato il suicidio.
Soddisfazione è stata espressa dagli avvocati della famiglia per i quali “si tratta di un approfondimento investigativo doveroso, a fronte di indagini all’evidenza lacunose, in considerazione di un fatto assai grave riguardante un autentico servitore dello Stato“.