Calabria al Vinitaly: racconti dalla seconda giornata a Verona

Calabria protagonista al Vinitaly di Verona in programma fino a domani, martedì 8 aprile.

Il Greco nero 2024 delle Cantine Statti di Lamezia Terme è stato insignito della Grande Medaglia d’oro del Concour mondial de Bruxelles, competizione enologica internazionale di riferimento. Il premio è stato consegnato oggi.

Sono particolarmente lieto di congratularmi con l’azienda Statti – dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Galloper questo prestigioso riconoscimento ricevuto per l’eccellente vino rosato. Questo premio non solo testimonia la qualità e la passione che gli agricoltori e i produttori della nostra regione mettono nel loro lavoro, ma rappresenta anche un’importante vetrina per il nostro territorio, che continua a distinguersi per l’eccellenza enologica. La nostra regione – specifica – è ricca di tradizioni e innovazioni nel settore agricolo, e successi come questo sono il risultato di un impegno costante nella cura delle coltivazioni e nella valorizzazione delle nostre risorse naturali. Un tale riconoscimento – conclude Gallo – è una fonte di grande orgoglio per tutti noi e un ulteriore stimolo a sostenere le nostre aziende agricole, promuovendo la qualità e l’autenticità dei nostri prodotti a livello nazionale e internazionale”.

▶️NEL SERVIZIO L’INTERVISTA AL DIRETTORE GENERALE ARSAC FULVIA CALIGIURI

Ieri, Vinitaly 2025 si è aperto con i migliori auspici per la Calabria: la notizia della pubblicazione de disciplinare sulla gazzetta ufficiale dell’unione europea della Docg Cirò è arrivata proprio in concomitanza con l’inizio del Vinitaly a Verona. Una nuova opportunità per il pregiato vino di Cirò avvalorata dalla presenza nello stand Calabria, di Marco Lupo, capo dipartimento del Ministero dell’Agricoltura

Dove tutto è cominciato è il claim che anche quest’anno caratterizza i nostri spazi per significare la storia millenaria del vino nella nostra terra dove si trovano le prime testimonianze della vinificazione – ha commentato con una punta d’orgoglio l’assessore Gianluca Gallo.

Un momento positivo ed entusiasmante quello che sta vivendo la Calabria in ambito vitivinicolo che a Vinitaly non ha mai registrato numeri così importanti: 1700 metri quadri di area espositiva che ospita 91 aziende tra cantine e amari.

Nel primo giorno del Vinitaly 2025 è stato consegnato il prestigioso Premio Angelo Betti, visionario fondatore di Vinitaly, l’annuale medaglia conferita agli imprenditori che più hanno contribuito al progresso qualitativo della produzione viticola ed enologica della propria regione e alla crescita del mondo del vino italiano. Per la Calabria il riconoscimento di Benemerita della Vitivinicoltura italiana è andato ad Alberta Nesci, donna del vino appassionata che continua l’antica tradizione della Cantina della Famiglia che affonda le sue radici nel 1800 nel segno dell’avanguardia e dell’innovazione.

Alberta – ha commentato l’assessore Gallo – ha infuso dinamismo e professionalità alla sua azienda. È una giovanissima e instancabile imprenditrice che con i suoi vini ha ottenuto importanti riconoscimenti in questi anni”.

LA VOCE DELLE CANTINE

Cantine Zito

Quattro generazioni di produttori, dal lontanissimo 1870, quando il bisnonno Stefano diede inizio alla coltivazione sulle colline della soleggiata Cirò, tramandando la tradizione vitivinicola e la propria passione ai discendenti. Fino ai tre bisnipoti, Valentino, Francesco e Stefano, che oggi dirigono insieme l’Azienda di famiglia, le Cantine Zito, con sempre maggiori soddisfazioni.

«Poco tempo fa – racconta Valentino Zito, oggi Direttore generale – ho ritrovato il certificato di origine del vigneto di nonno, datato 1969, anno in cui nacque la Doc Cirò, che lui ottenne subito, tra i primi. Vendeva il vino sfuso, nei barili da 60 litri. Da bambino ricordo che li portavamo fino alla stazione per spedirli con i treni. Continuò a farlo anche nostro padre Giovanni, che però nel ’72 iniziò a imbottigliare. Ho recuperato da poco proprio le sue prime bottiglie che conserviamo gelosamente, anche per ripensare sempre a quanta bella strada abbiamo fatto fin qui».

Da quel momento sono trascorsi 53 anni, dei quali ben 35 passati al Vinitaly. Ed è proprio da lì, dal nuovo stand allestito nel padiglione 12, quello della Calabria, alla Fiera di Verona, che Valentino Zito, vera e propria memoria storica dell’evento, continua il suo racconto.

«La prima volta che partecipai al Vinitaly – narra – avevo solo 19 anni, questa è appunto la trentacinquesima volta che vengo, praticamente la metà della vita di questa grande fiera. Ricordo quando il Vinitaly era solo di tre-quattro padiglioni, noi espositori entravamo con la macchina all’interno, parcheggiando subito fuori dalla porta d’ingresso, oggi invece la Fiera è diventata una piccola città.

Allora – ricorda ancora Zito – eravamo 10-12 aziende calabresi, l’80% delle quali della zona di Cirò. Noi, quindi, siamo tra le più longeve, ed è bello ripercorrere quei momenti, come anche guardarsi oggi intorno, in questo nuovo padiglione ampio, ricco e accogliente, e vedere quanto cammino ha fatto tutta la Calabria del vino».

Con i tre fratelli al comando, le Cantine Zito si specializzano in particolare nella grande distribuzione, dove i loro fatturati sono in crescita grazie soprattutto a uno standard qualitativo mantenuto sempre elevato a fronte di prezzi accessibili. Con 800mila bottiglie prodotte all’anno, ambiscono ora al milione, aprendosi soprattutto anche al canale “Horeca”, cioè hotel, ristoranti, enoteche, per un’offerta sempre più differenziata e di qualità.

A questa edizione del Vinitaly, intanto, si presentano con una nuova bottiglia, su cui le Cantine Zito puntano ora tantissimo.

 «E’ un Greco Nero in purezza – spiega Valentino Zito – che nasce dal Greco nero appunto, cioè un altro vitigno autoctono calabrese. Un vitigno giovane sulle nostre terre, ma capace di rendere un vino morbido e vellutato, con una gradazione alcolica non eccessiva, di 13 gradi circa, e profumi di frutta rossa. La sua freschezza – dice ancora il Direttore delle Cantine di famiglia – gli consente abbinamenti anche con pietanze non eccessivamente strutturate e può avvicinare al vino i nuovi consumatori, i giovani, chi è alle prime armi. Pur sempre, però, con un consumo responsabile.

Abbiamo scelto di presentare il nostro Greco Nero per la prima volta proprio qui, a Verona, perché il Vinitaly è e resta sempre una grande vetrina, che ci consente di incontrare chi il vino lo ama, ma anche di aprirci a nuovi mercati. Con la gioia – conclude Zito – di chi continua a fare il suo lavoro con passione e soddisfazione, anche dopo 35 anni di presenza».

Cantine Spadafora

È tra le colline del Savuto che nasce Rosaspina: non solo un vino, ma un’idea. Un progetto che sa di terra e profuma di impegno sociale.

Spadafora 1915, storica azienda agricola fondata nel 1915 a Donnici, in provincia di Cosenza, ha saputo evolversi, attraversando le generazioni e abbracciando il cambiamento senza mai perdere la propria identità. Rosaspina ne è l’incarnazione: un’etichetta speciale, protagonista dello stand in rosa al Vinitaly 2025, che ha conquistato attenzione e consensi con la forza delle storie autentiche.

«Rosaspina è la nostra etichetta di punta, ci gratifica nelle vendite ma soprattutto dal punto di vista umano – racconta Ippolito Spadafora, alla guida dell’Azienda. È un vino fortemente voluto da mia moglie Manuela. Pensato per le donne, ma soprattutto per accompagnarle con sensibilità su un percorso difficile come quello della prevenzione oncologica».

Il Rosaspina  è infatti legato all’associazione “Una Mano sul Cuore”, impegnata nella lotta contro le malattie oncologiche femminili. Per ogni bottiglia venduta, un euro viene devoluto in beneficenza. Un gesto semplice, concreto. E i risultati sono tangibili: i fondi raccolti hanno già permesso l’acquisto di supporti pediatrici per rendere meno traumatiche le terapie oncologiche sui più piccoli. Ma l’impegno sociale dell’Azienda non si ferma qui: promuove screening a prezzi accessibili, sostiene canili in difficoltà, aiuta realtà spesso dimenticate.

Prodotto da uve Greco Nero e affinato tre mesi in barrique, Rosaspina è un rosato elegante e persistente. Note floreali e agrumate lo rendono femminile nella forma, potente nel messaggio. È un vino che accarezza e colpisce, che parla al cuore prima ancora che al palato.

«Dietro la bottiglia satinata color cipria – spiega Manuela Micieli, ideatrice del progetto – si nasconde un’anima solidale che va oltre l’estetica, oltre il gusto, oltre il mercato. È per questo che abbiamo voluto dedicare l’edizione di quest’anno della fiera proprio a Rosaspina. Non è un’etichetta qualunque: è il simbolo di un impegno concreto per la salute, la dignità, la speranza. Ma è soprattutto un vino di qualità, curato in ogni dettaglio, che sa farsi notare per eleganza, equilibrio e personalità».

Alla base di tutto, una convinzione precisa: oggi fare impresa significa anche assumersi una responsabilità sociale. Ma in un mercato che cambia rapidamente, le sfide non mancano.

«Rosaspina è anche un simbolo di resilienza femminile in un settore in trasformazione, dove la vera sfida è conquistare i giovani – sottolinea Manuela Micieli – perché è inutile negarlo: oggi sono ancora pochi quelli che si avvicinano al vino con curiosità e consapevolezza. Serve intercettare nuovi gusti, nuovi linguaggi, senza perdere autenticità. Per questo crediamo che questa etichetta debba viaggiare, raccontare la Calabria altrove, parlare altre lingue. Ma sempre con il nostro accento. Con quel sapore che sa di terra, identità, semplicità, lavoro, dedizione e passione».

Il ruolo di Manuela è centrale in questa nuova visione. Oggi è lei a guidare la nuova società agricola Tenute Spadafora, simbolo di un’impresa che ha saputo innovare senza snaturarsi. Sotto la sua direzione, l’Azienda ha ampliato i propri orizzonti: non solo produzione di vino, ma anche accoglienza, ospitalità e promozione del territorio. Un’esperienza che abbraccia il turismo enogastronomico e rafforza il legame con la comunità locale. Tenute Spadafora è oggi il riflesso concreto di un amore autentico per la propria terra, su cui Manuela ha scelto di investire con passione, competenza e visione.

In un mercato frenetico, c’è chi sceglie consapevolmente di rallentare. Non per restare indietro, ma per guardare negli occhi chi beve. Per offrire non solo gusto, ma anche significato. Rosaspina è questo: una storia fatta di terra, di cuore, di donne. Non cerca solo consenso, ma relazioni autentiche. È un vino che parla, che si fa riconoscere, che lascia il segno.

Mentre tutto è accelerato, dunque, la famiglia Spadafora sceglie un altro passo. Un ritmo che dà valore al tempo, alla qualità, a ciò che si sceglie di mettere nel calice. Un invito a riscoprire il senso delle cose fatte bene, con rispetto e passione.

Forse è davvero il momento di fermarsi. E brindare!

 

 

 

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