Cosenza ha ricordato Sergio Cosmai con una iniziativa dal tema “Sergio Cosmai, un delitto di ‘ndrangheta. Il ricordo di un servitore dello Stato 40 anni dopo“.
L’allora direttore del carcere di Cosenza fu assassinato il 12 marzo del 1985, a soli 36 anni, mentre stava andando a prendere la figlia all’asilo. Un omicidio voluto dai boss cosentini.
La moglie, Tiziana Palazzo, ha inviato un messaggio di ringraziamento utilizzando una frase di Corrado Alvaro: “La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile“.
Presenti, tra gli altri, il sindaco di Cosenza Franz Caruso, la presidente della Provincia Rosaria Succurro, il procuratore Vincenzo Capomolla, Domenico Mammolenti stretto collaboratore di Cosmai, la direttrice del carcere di Cosenza Maria Luisa Mendicino, il direttore del Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Unical Ercole Giap Parini ed il giornalista e scrittore Arcangelo Badolati.
“Un uomo che ha dedicato la sua vita al dovere, che non ha indietreggiato di fronte a nessuna difficoltà , a nessun rischio, nessun pericolo, anche quello per la propria vita – ha detto Capomolla. È una dedizione alla missione in cui credeva all’affermazione delle regole all’interno di una struttura così delicata qual è quella carceraria e che lo ha esposto ovviamente a dei rischi gravissimi. Purtroppo bisogna anche fare i conti con una debolezza dell’epoca a creare quelle condizioni di sicurezza per chi operava nelle strutture carcerarie. Era un’epoca particolarmente difficile. Quindi è una testimonianza della quale dobbiamo fare tutti quanti tesoro in ogni momento dell’esercizio della nostra attività professionale“.
“Ciò che è accaduto non se lo aspettava nessuno, lui per primo – ha detto Mammolenti. Eravamo soli a combattere contro una criminalità organizzata formata da due bande, in un istituto fatiscente dove i detenuti erano ingestibili. Cosmai cercò di modificare quello stato di cose e pagò con la vita“.
“La vita di Cosmai e il suo sacrificio ci ricordano che la lotta contro la criminalità organizzata è un dovere civico di ogni cittadino – ha detto Rosaria Succurro. Oggi, a 40 anni dalla sua tragica scomparsa, dobbiamo rinnovare il nostro impegno a favore della legalità e della giustizia, non solo per onorare la sua memoria, ma per garantire un futuro migliore alle nuove generazioni“.