La Guardia di Finanza di Savona e di Genova ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di diciassette persone: 13 italiani, tra cui tre calabresi, e 4 albanesi.
Dieci delle persone coinvolte nell’operazione sono accusate anche di far parte di un’associazione per delinquere operativa dal luglio 2019 nella provincia di Savona finalizzata all’acquisto, importazione dal Sud America, trasporto e vendita di cocaina e hashish.
Agli indagati sono contestati 42 episodi di acquisto, detenzione e cessione e importazione di oltre 180 kg di cocaina, 40 kg di hashish, 70 kg di marijuana e due tentativi di importare ed acquistare oltre 200 kg di cocaina e 300 kg di hashish.
L’inchiesta ha avuto origine dalla Procura di Savona e poi è stata trasferita alla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova che ha richiesto le misure restrittive emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari ed eseguite da uomini e mezzi dello Scico, del Roan di Genova, del Gruppo Imperia, delle Compagnie di Sanremo e di Vigevano.
Tra i soggetti coinvolti anche Mario Palamara, 54 anni, considerato elemento di spicco della ‘ndrangheta, arrestato in Spagna l’11 ottobre 2022 e estradato in Italia dopo una lunga latitanza.
Dalle indagini è emerso che l’associazione – dotata di strutture e mezzi modificati utilizzati per il trasporto della droga e telefoni cellulari criptati collegati a server francesi usati anche dall’interno del carcere dove alcuni degli associati erano detenuti – forniva la droga ad altre organizzazioni criminali spedendoli via nave in Italia, con destinazione il Porto di Vado Ligure, dove era organizzato un servizio di recupero e distribuzione dei carichi di stupefacenti.
Nel porto di Vado Ligure l’associazione poteva contare sull’appoggio di un gruista dipendente di una società di trasporto merci e pacchi – risultata del tutto estranea – che forniva all’associazione informazioni in merito alla posizione dei container in cui era nascosta la cocaina sbarcati a Vado Ligure.
Ingenti carichi di coca venivano procurati da Mario Palamara, durante la sua latitanza.
I guadagni così ottenuti venivano utilizzati anche per pagare eventuali spese legali dei componenti o di quanti lavoravano per l’organizzazione nel caso fossero arrestati e per il sostentamento delle loro famiglie.