Prefettura scrive al comune di Riace: avvia procedura per la decadenza del sindaco Mimmo Lucano

La prefettura di Reggio Calabria ha inviato una nota al Comune di Riace che segna l’avvio della procedura per la decadenza del sindaco Mimmo Lucano condannato in via definitiva a 18 mesi, con pena sospesa.

La prefettura ha trasmesso copia del dispositivo della Cassazione.

Spetterà adesso al Consiglio comunale prendere atto della sussistenza della causa di incandidabilità come previsto dalla Legge Severino.

Nel caso in cui il Consiglio comunale non si dovesse riunire o si dovesse riunire senza riconoscere questa causa di incandidabilità, e quindi decadenza, allora la Prefettura potrebbe attivare l’azione popolare in base all’articolo 70 del decreto legislativo numero 267 del 2000, cioè del Tuel.

Questo comporterà un ricorso della Prefettura al giudice civile davanti al quale Mimmo Lucano potrà opporsi alla procedura di incandidabilità.

La comunicazione che oggi la Prefettura ha trasmesso al Comune di Riace è l’esito di una valutazione fatta dal Ministero dell’Interno e non è legata alla nota che due consiglieri comunali di opposizione hanno inviato nei giorni scorsi chiedendo la decadenza di Mimmo Lucano.

IL POST DI LUCANO

È una situazione che sembra non finire mai.
Nei giorni in cui Riace accoglie un migrante che si trova in punto di morte dopo essere stato lasciato senza cure, tocco con mano fino a dove può arrivare la cattiveria. A volte avrei voglia di mollare tutto. Ma ho rispetto per chi mi ha votato, non solo a livello locale, ma in generale, perché oggi Riace è un modello, una testimonianza di quel rispetto per i diritti umani che vogliamo difendere.
Ciò che è stato fatto a Riace non è solo un elenco di opere pubbliche, ma un piccolo contributo per cercare di migliorare il mondo. Ed è proprio questo che mi spinge a continuare, a fare scelte politiche. Provo sentimenti contrastanti in questo momento: sono vittima di teoremi costruiti ad arte, come ha confermato la giustizia, non solo penale ma anche amministrativa. Il vero obiettivo è togliere voce e spazio a qualcosa che probabilmente ha infastidito molti.
Dopo aver trascorso sette anni in balia di un teorema creato a tavolino, sono esasperato. Non ho intascato nemmeno un euro, e la sentenza della Cassazione lo dice chiaramente. Perché allora continuano ad accanirsi su di me?
Voglio che l’opinione pubblica sappia la verità: sono stato condannato per aver contrastato i memorandum con la Libia e le sue prigioni disumane. Questo è il vero significato della mia condanna, ma la destra lo usa per attaccarmi, indipendentemente dal merito. Volevano solo poter dire: “Avete visto che era colpevole?”. Non accettano il dissenso e difendono chi commette violenze sui più deboli, mentre noi dobbiamo rimanere in silenzio. Ma come si può stare tranquilli di fronte a queste ingiustizie?
Il mio “crimine” è solo questo: essermi opposto a politiche disumane.
Un crimine che continuerò tenacemente a commettere.

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