Migranti a San Marco Argentano, vescovo scrive alla città: “non abbiate paura, il Vangelo è accoglienza”

La Prefettura di Cosenza ha informato il comune di San Marco Argentano dell’esito positivo delle verifiche tecniche effettuate sull’ex hotel “Il Baronetto” nel quale saranno trasferiti 64 migranti.

Da giorni un gruppo di cittadini residente allo Scalo ha manifestato la sua contrarietà all’apertura del Centro di accoglienza e anche l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Virginia Mariotti esprime perplessità in merito.

Accanto ai migranti interviene il Vescovo della Diocesi di San Marco Argentano-Scalea mons. Stefano Rega che ha diffuso una lettera aperta.

LA LETTERA

«Carissimi cittadini di San Marco Argentano, vivo con voi da un paio d’anni ed ho potuto notare la vostra buona testimonianza di fede in tante occasioni. La nostra fede trova il suo nutrimento nella Parola del Vangelo di Gesù Cristo ed è per questo motivo che ho deciso, anche io, di farvi giungere una mia nota in merito alla possibile apertura di un CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria) nella nostra comunità. Avverto per voi un amore paterno e insieme sento di non prendere posizione alcuna per l’una o l’altra parte politica in questa possibile contesa; avverto, invece, la responsabilità di dover essere «sentinella di Dio» per voi e di stare dalla parte di ogni uomo.

Mi preme dire che il Vangelo non può essere accolto in parte, a pezzi o solo quando non ci scomoda. Tra le altre cose, proprio nel Vangelo leggiamo che Gesù, insieme a Maria e Giuseppe, furono costretti alla fuga in Egitto. Gesù ha sperimentato nella sua carne cosa vuol dire essere profughi. Il Vangelo di Gesù Cristo ci apre all’accoglienza e anch’io, vorrei dirvi, a cuore aperto, non abbiate paura, perché chiunque accoglie lo straniero troverebbe nel testo biblico la giusta motivazione: «perché anche tu sei stato straniero» (Dt 10,19).

Oltretutto, in questo mondo siamo tutti stranieri, qui solo di passaggio perché destinati alla nostra vera patria che è il cielo. Non posso non dirvi che non bisogna avere paura del diverso, del povero sofferente, maltrattato e in fuga. Non solo non abbiate paura, ma vi dico di più: se mai questa situazione dovesse verificarsi dovremmo saperla leggere tutti come una provocazione alla nostra fede e testimonianza cristiana. Si potrà così svelare il volto sincero della fede del popolo di San Marco che sempre ha saputo accogliere e integrare nella nostra cultura questi nostri fratelli in difficoltà. Ci sono interi paesi, di tradizione culturale albanese, qui accanto a noi che lo ricordano. Non possiamo avere paura neppure se il provvedimento non fosse di natura temporanea. Anzi, sono certo che la carità e la fantasia di persone credenti e intelligenti potrebbero suggerire modi nuovi di essere cristiani in simili contesti. Lo dobbiamo ai nostri figli, ai quali siamo chiamati a consegnare «un mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato». L’accoglienza verso questi nostri fratelli, ovviamente, va garantita con i canoni della dignità e dell’umanità, ma anche con il senso della carità cristiana che sa leggere nel volto del povero sofferente quello di Cristo».

NOTA DEL COMUNE DI SAN MARCO ARGENTANO

«L’Amministrazione comunale sulla base delle prerogative attribuite dall’art. 11 del D. Lgs. n. 142/2015, ha ritenuto necessario ribadire le criticità già evidenziate a S.E. il Prefetto nel corso della riunione del 22 gennaio scorso. Le stesse criticità erano state esposte nella missiva inviata in Prefettura sabato 25 gennaio, con la quale viene chiesto un nuovo incontro con una delegazione degli esponenti di maggioranza e di minoranza del Consiglio comunale, e con una rappresentanza del Comitato permanente dello Scalo, e una degli imprenditori dell’agglomerato industriale del Follone. Nei prossimi giorni, nell’Aula consiliare, verrà organizzata un’assemblea pubblica, durante la quale verranno illustrate alla cittadinanza tutte le iniziative sinora intraprese. San Marco è un paese che crede nel valore della solidarietà, e nell’accoglienza ispirata da criteri di umanità, con il fine di rispettare la dignità di ciascun ospite, e garantendo a tutti sicurezza e condizioni di vita adeguate».

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